Quindi adesso dovrei essere adulta?
Fin da quando si è piccoli, al proprio compleanno ci si sente porre sempre la solita domanda dagli adulti: “Allora, come ti senti adesso che sei un anno più grande?”
Ogni persona con un po’ di cervello risponde “come ieri”, perché effettivamente, come mi dovrei sentire? Diversa? Cambiata? Più grande? Perché non mi è mai successo.
Oggi però ho compiuto diciotto anni e per la prima volta è stato diverso, ma non tanto perché credo che da domani la mia vita cambierà (mi sentirò come quando avevo 17 anni): ciò che ha preceduto questo giorno è stato differente.
Io sono una persona che tende a rimuginare molto sulle cose, ogni tanto un po’ troppo. Negli ultimi mesi amici, famiglia e il mondo intero hanno cominciato a farmi notare che a breve sarei stata maggiorenne. “Ti rendi conto di cosa significa?”
Così ho cominciato a ragionare su cosa significasse avere diciotto anni. Come al solito, dopo poco tempo mi sono ritrovata intrappolata nel bel mezzo della confusione della mia testa, in preda all’ansia.
Avere diciotto anni vuol dire essere in quarta superiore: un anno come gli altri, alla fine. Il quarto però è il penultimo, il che significa che mi manca all’incirca un anno e mezzo alla maturità.
Credo che nessuno sprizzi di gioia al pensiero di dover affrontare la maturità: in ballo c’è un sacco di stress, tra crediti, ore di alternanza, aspettative della famiglia, lo studio, eccetera eccetera. In più, non sono esattamente la persona più capace del mondo a gestire l’ansia, quindi il pensiero che mi manca così poco non mi entusiasma un granché.
Poi c’è l’università, il tormento numero uno. Nella mia ingenuità mi aspettavo che la gente cominciasse a farmi domande a riguardo in quinta liceo, invece è da luglio che vengo bombardata di quesiti a riguardo. “Hai già scelto cosa studiare all’università? Dove andrai? Guarda che manca poco!”.
Ciò che è davvero snervante è il fatto che quando provi a fornire un’ipotetica risposta, il tuo interlocutore non si accontenta: comincia a darti consigli non richiesti, spesso aggressivi, che distruggono tutte le tue certezze. “Medicina? Ma non fa per te!” “Lettere? Non troverai mai lavoro!” "Scienze Politiche? Ma dove credi di andare?!".
Insomma, qualunque risposta sia la tua, per l’altro sarà sempre sbagliata, il che non aiuta se devi fare una scelta.
Alcuni vanno anche più in là: ti chiedono che lavoro vuoi fare. A diciotto anni al massimo si ha qualche vaga idea, ma non è possibile avere una risposta. Io faccio fatica a decidere cosa mangiare per colazione!
Qualche pazzo che ha già programmato la sua intera esistenza c’è. Per loro ho una cattiva notizia: diversi studi affermano che il 60% dei lavori futuri della generazione Z ancora non esistono. Ciò significa che possiamo supporre, preoccuparci e immaginare quanto vogliamo, ma alla fine nessuno di noi ha la più pallida idea di dove andrà a finire.
Pensare al futuro mette molta agitazione. E se non fossi in grado di compiere tutti i passi che mi faranno entrare nel mondo degli adulti? Sembra che la gente si aspetti che ora che sono maggiorenne così, da un giorno all'altro, diventi più matura e che abbia tutte le risposte, il che è assurdo, perché ho la sensazione di non averne nemmeno una.
Qualche giorno fa, dopo l'ennesimo momento di paranoie assurde riguardo al futuro, ho deciso che mi ero stufata. Non potevo passare tutto il mio tempo ad arrovellarmi per una cosa che non mi riguarda ancora. Ho deciso di non pensare più à ciò che mi spaventa di crescere, ma ciò che mi entusiasma.
Mi sono resa conto che ci sono un sacco di cose che non vedo l'ora di fare a diciotto anni: innanzitutto adesso posso prendere la patente, il che fa sempre comodo; ho il diritto di votare, la cosa che mi entusiasma di più, e far sentire la mia voce; ho la possibilità di firmarmi le giustificazioni da sola e forse da ora in poi potrò essere più indipendente, libera e autonoma.
Pensandoci bene, anche tutte quelle cose che mi fanno così paura sono davvero eccitanti: l'idea di avere un futuro che si spalanca davanti a me mi emoziona e mi incuriosisce, mi fa venire voglia di sperimentare e di scoprire cosa mi aspetta.
Forse anche dopo questo compleanno mi sentirò esattamente come mi sentivo ieri. Nonostante ciò, credo che comunque qualcosa sia cambiato, perché per la prima volta mi sono messa a pensare seriamente a cosa vuol dire "crescere".
La mia generazione avrà molte sfide da affrontare, ma allo stesso tempo tantissime possibilità davanti a se. Quali sono non lo sappiamo ancora: sarà per questo che siamo così spaventati. Ma a diciotto anni non è possibile prevedere cosa riserva il futuro. Per il momento voglio solo guardare davanti a me e cogliere ogni opportunità che mi sarà offerta per capire chi voglio diventare.
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