Come dio comanda, Niccolò Ammaniti

Ciao a tutti! Oggi vorrei parlarvi di un altro libro di Niccolò Ammaniti, uno scrittore che avevo iniziato a seguire solo qualche mese fa e che mi ha regalato ancora tante emozioni. Il libro di oggi perciò è “Come dio comanda”.


In una landa ai margini di tutto vivono un padre e un figlio, Rino e Cristiano Zena, uniti da un amore viscerale che si nutre di sopraffazione e violenza. Tirano avanti un'esistenza orgogliosa insieme a un paio di balordi. Un giorno decidono che è arrivato il momento di dare una svolta alle loro vite. Il piano è semplice: scassinare un Bancomat. I protagonisti di questa fiaba apocalittica si ritrovano così in una notte di tempesta, affollata di fantasmi e rimorsi, in cui i fiumi straripano e il fango sembra seppellire ogni speranza. Ma dalle tenebre emerge una ragazzina bionda che sprigiona una forza oscura e finisce per cambiare per sempre i loro destini.


Recensione
Quando trovato il romanzo in biblioteca, mi stava quasi venendo un infarto: sono mesi che lo cerca in qualsiasi angolo della casa, ma non l’ho mai trovato. Dopo “Ti prendo e ti porto via” e “Anna” mi sono innamorata della scrittura di Ammaniti, un po’ irrealistica alla Stefano Benni e piena di colpi di scena, un po’ come Piperno. Tra l’altro mio padre me ne ha parlato molto bene perciò sono partita con grandi aspettative, come mio solito.
In realtà dovrei stare un po’ attenta alle aspettative perché prima o poi rimarrò delusissima da qualcosa, ma in questo caso non è successo nulla. Ho amato tutto il romanzo dal primo all’ultimo capitolo.
Fin da subito ci viene descritto un ambiente molto degradato: è molto importante perché credo che dall’atmosfera iniziale si capisca subito come sarà tutto il romanzo. Come avrete capito dalle mie recensioni più recenti sono una fan dei romanzi con questa impronta, perciò già un punto a favore.
Possiamo dividere il romanzo in due parti: nella prima l’autore nonostante tutto quello che succede (e di cose ne succedono, credetemi) Ammaniti usa un linguaggio molto ironico. Mi è piaciuto il tanto il fatto che anche in situazioni un po’ scomode (il protagonista è nazista) viene tutto un po’ ironizzato in modo quasi surreale.  Nella seconda parte, che è quando avviene il vero casino, viene utilizzato un ritmo molto veloce e comincia a diventare tutto più serio e preoccupante. Un po’ come in “Ti prendo e ti porto via”: la prima parte del romanzo è molto rilassata e semplice, mentre la fine è una bomba pazzesca.
Per i quattro personaggi principali faccio veramente fatica a trovare un aggettivo. Non perché non ce ne siano, ma perché non vorrei usare volgarità e credetemi, è molto difficile. Mi spiego meglio: non immaginate gli eroi positivi di tutti i romanzi. Loro sono cattivi, superficiali ed egocentrici. Un nazista con un figlio uguale a lui, un ubriacone e un tipo che non è proprio quel che sembra non sono i tipici protagonisti di un libro, perciò sono perfetti per una storia assurda come questa. Che senso aveva mettere un padre sano di mente con degli amici normali che vuole fare una rapina col figlio?
Rino, come già dicevamo prima, è un ubriacone nazista e nullafacente, ma comunque con un cuore. Rimasto solo con il figlio, farebbe di tutto per lui e per regalargli una vita dignitosa. Lui è l’antieroe per eccellenza, anche perché è l’unico che alla fine si riscatta. Cristiano è esattamente come lui, pieno di ammirazione per il padre, nonostante sia conscio che non sia normale. Mi ha fatto molta tenerezza e lo considero un'altra buona ragione per leggere il romanzo.
Quattro Formaggi mi ha ispirato subito simpatia per il suo nome e devo dire che ci ho visto lungo perché è quello che crea la confusione più grande. È il tipico esempio dell’acqua cheta che rompe i ponti e con questo non dico altro su di lui che il rischio di fare spoiler in questo momento è mille per cento.
Danilo è l’ubriacone del gruppo, potrebbe sembrare un po’ anonimo, ma in realtà è lui che programma la rapina. Credo sia il personaggio più complesso e con la sua descrizione Ammaniti dimostra ancora una volta la sua bravura.
Per soffermarsi sulla descrizione, è fantastico anche il fatto che ogni personaggio viene raccontato in maniera perfetta. Non solo Trecca, folle assistente sociale che è l’unico con un po’ di buon senso, e le amiche Fabiana ed Esmeralda, fondamentali per la storia, ma anche i più inutili : dall’uomo che Quattro Formaggi vede passare per strada al primo datore di lavoro di Rino, sono tutti descritti in maniera divina. Tutto ciò ha reso per me la lettura più entusiasmante.
Da questa storia pazzesca Salvatores nel 2008 ne ha tratto un film con Filippo Timi (Rino), Elio Germano (Quattro Formaggi) e Fabio De Luigi (Trecca). Anche se non l’ho vista, credi che la pellicola equagli in bellezza il libro.
I personaggi assurdi ma allo stesso tempo filosofici, le descrizioni perfette e gli avvenimenti surreali dimostrano che Ammaniti ha creato ancora una volta un altro piccolo capolavoro, perfetto da leggere per chiunque.
Frase preferita:
“L’universo si ridusse a una serie di pensieri sconnessi su cui calò il dolore che lo avrebbe accompagnato, come un cane fedele, per il resto dei suoi giorni.” 

Curiosità 
Questo romanzo è stato molto discusso: infatti alcuni non hanno un'opinione positiva. Esempio è il giornalista Fabio Ottaviani, che in un suo articolo stronca il libro. Per leggerlo cliccate qui

Grazie per avermi seguito anche oggi e alla prossima recensione!



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