Da dove la vita è perfetta, Silvia Avallone
Ciao a tutti! Oggi vorrei parlarvi del secondo libro che ho letto durante la mia vacanza studio. ho già recensito "Amabili resti", perciò oggi ecco la mia opinione su "Da dove la vita è perfetta" di Silvia Avallone.
C’è un quartiere vicino alla città ma lontano dal centro, con molte strade e nessuna via d’uscita. C’è una ragazzina di nome Adele, che non si aspettava nulla dalla vita, e invece la vita le regala una decisione irreparabile. C’è Manuel, che per un pezzetto di mondo placcato oro è disposto a tutto ma sembra nato per perdere. Ci sono Dora e Fabio, che si amano quasi da sempre ma quel “quasi” è una frattura divaricata dal desiderio di un figlio. E poi c’è Zeno, che dei desideri ha già imparato a fare a meno, e ha solo diciassette anni. Questa è la loro storia, d’amore e di abbandono, di genitori visti dai figli, che poi è l’unico modo di guardarli. Un intreccio di attese, scelte e rinunce che si sfiorano e illuminano il senso più profondo dell’essere madri, padri e figli. Eternamente in lotta, eternamente in cerca di un luogo sicuro dove basta stare fermi per essere altrove.
Recensione
Dopo "Acciaio" (diventato ormai uno dei miei libri preferiti) avevo grandi aspettative in questa autrice. Insomma, per scrivere un romanzo del genere o sei bravissima o hai avuto una botta di fortuna. Con "Da dove la vita è perfetta" Silvia Avallone ha dimostrato il primo fatto, diventando, oramai senza ombra di dubbio, una delle più grandi scrittrici italiane degli ultimi anni.
In questo ultimo libro l'autrice ha ripreso l'ambientazione della periferia, con tutti i particolari personaggi che la abitano. Ognuno di essi, come in "Acciaio" d'altronde, ha una storia particolare, una cicatrice che gli impedisce di vivere una vita normale. Come al solito, Silvia Avallone dà molta profondità ai suoi personaggi e ciò mi piace sempre di più.
Dalla trama si capisce tutto questo e mi pare ovvio che tutti notino le somiglianze con "Acciaio" e che si aspettino qualcosa di molto simile. Poi però apri il libro, leggi i primi capitoli, e sorprendentemente capisci che puoi descriverli con un aggettivo che non avresti mai immaginato, un aggettivo che non si adattava assolutamente alla sfacciataggine del primo romanzo: dolce. Nel bel mezzo del caos e della disperazione che caratterizza la storia Silvia Avallone ha aggiunto una dolcezza che rende tutto meno triste, meno grigio. Certo, anche in "Acciaio" abbiamo visto il forte rapporto fra due amiche, ma in questo caso è diverso: qui si parla di vero amore, di una madre per una figlia, di un uomo per la donna della sua vita, di un ragazzo alle prese con la sua prima relazione. È una dolcezza a cui l'autrice non ci aveva abituato e che lascia deliziosamente sorpresi.
Come dicevo prima, il punto forte di questo romanzo è l'analisi perfetta dei personaggi, per quanto possano essere complicati e intricati. Abbiamo Adele, protagonista indiscussa, alle prese con quella che sarà la più grande sfida della sua vita. Intorno a lei ci sono Manuel, il ragazzo amato, e Zeno, colui che l'ha sempre amata. Entrambi i personaggi sono molto potenti, ma io da buona romantica ho preferito Zeno, con la sua dolcissima timidezza.
Ruolo importante c'è l'ha anche la sua famiglia: Jessica, sua sorella minore, il padre, mai stato presente, e la madre, personaggio che sembra quasi marginale ma che è diventato il mio preferito. Coraggiosa, forte anche nell'affrontare le avversità, è il tipo di donna che si ammira durante la lettura di un romanzo.
Infine abbiamo Dora e Fabio, la cui storia sembra completamente separata da quella degli altri, ma che in realtà arriverà a collegarsi. Loro sono alle prese con uno dei più grandi problemi che una coppia sposata deve affrontare: la difficoltà ad avere figli. Fabio è quasi rassegnato nel suo dolore, mentre Dora, nonostante la sofferenza, è pronta a tutto e non si arrende. Anche la storia di questi due ragazzi è assolutamente commovente.
Una delle tematiche che ho apprezzato di più in questo romanzo è l'accettazione delle proprie origini. È un percorso molto particolare, che vede sin dall'inizio i protagonisti rifiutare il luogo in cui vivono, fino al finale, in cui anche il più secondario dei personaggi compie un atto che dimostra che finalmente ha accettato ciò che è. Io l'ho trovato molto commovente, la migliore delle tante ragioni per leggere questo libro emozionante e riflessivo.
Frase preferita:
”Siamo, come si dice, arrivati ad un punto di non ritorno”. “Allora non ritorni” le disse semplicemente. “Non ritorni dove sa già che non troverà niente. Cambi strada. Vada altrove”
Curiosità
Silvia Avallone ha dedicato questo romanzo a sua figlia. Inoltre il titolo è preso da una sua poesia pubblicata nel suo primo romanzo, "Il libro dei vent'anni", uscito nel 2007
Grazie per avermi seguito anche oggi e alla prossima recensione!
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