Non avrai altro pianeta al di fuori di questo
Oggi c'è stato il terzo Global Strike for the Future, in cui studenti da ogni parte del mondo sono scesi in piazza per protestare contro i pochi sforzi della politica riguarda la tematica del riscaldamento globale.
I primi due eventi sono stati l'anno scorso, ma non sono riuscita ad andare a causa della scuola, nonostante ci tenessi particolarmente. Questa volta il Ministro dell'Istruzione ha chiesto alle scuole di non contare le assenze degli studenti che sarebbero andati alla marcia e il mio liceo ha accettato. Per questo motivo, stamattina alle 9.00 mi trovavo in Largo Cairoli a Milano, piena di entusiasmo e pronta per il mio primo "Friday for Future".
Prima di oggi ho avuto varie discussioni con alcuni miei amici riguardo al senso di questa marcia. Sapevo perfettamente che il fatto che gli studenti sarebbero stati giustificati da scuola avrebbe portato a due cose:
- Un grande numero di ragazzi che avrebbe detto di essere andati alla manifestazione ma che alla fine sarebbero rimasti a casa a poltrire
- Un numero altrettanto grande di studenti che sarebbero andati solo perché potevano saltare scuola, per fare bella figura oppure per avere delle belle foto da postare su Instagram
Soprattutto il secondo punto è quello che ha creato più perplessità tra i miei compagni: perché andare alla manifestazione se la maggior parte dei presenti se ne sarebbero fegati altamente della causa?
Io ho deciso di non pensarci. Innanzitutto, ero contenta di poter essere presente perché l'argomento mi sta molto cuore. Inoltre, amo questo tipo di manifestazioni, in cui possiamo far sentire la nostra voce, la nostra presenza e urlare al mondo "hey, anche noi siamo qui".
Insomma, io avevo il cuore in pace. Sono una grande sostenitrice del "noi siamo il futuro", perché è vero: la mia generazione è quella che domani voterà, governerà e creerà le basi della società. L'idea di trovarmi in un luogo in cui potevo gridarlo senza paura mi piaceva molto.
Perciò, nonostante le varie discussioni con i miei compagni, stamattina io e tre mie amiche siamo partite con il corteo. Appena è iniziata la marcia però ho cominciato notare certe cose che non mi stavano proprio bene: alcuni ragazzi che si arrampicavano sulle statue, altri che lasciavano i mozziconi a terra, altri ancora che sembrano non rendersi conto nemmeno di dove si trovassero, tanto erano impegnati a cercare filtri per la foto di Instagram perfetta. Davanti a noi una ragazza con un cartellone aveva tre bottigliette di plastica nella borsa.
Ad una manifestazione per l'ambiente.
Tre bottigliette di plastica.
Ero basita. Cominciavo a vedere tutto quello che i miei amici che non erano venuti avevano predetto. Mi sono sentita tradita dai miei coetanei, una generazione che io credevo compatta e unita nella stessa battaglia ma che in realtà era lì per tutt'altro. Tutto il mio idealismo e la mia voglia di far parte di qualcosa di grande erano scomparsi.
Ho cominciato a pensare a tutte quelle frasi che a volte si sente dire dagli adulti: questi ragazzi non combinano niente, non esistono più i valori di una volta, niente per loro ha più importanza, che schifo di generazione. Ero talmente frustrata che me ne sarei pure andata.
Ho provato a tornare in me e a cercare di aprire gli occhi. Mi sono detta che non poteva essere tutto da buttar via e mi sono guardata intorno con più attenzione. Lì sono riuscita a vedere ciò in cui davvero credevo. C'erano gruppi bambini vestiti con colori sgargianti e con sorrisi luminosissimi, famiglie numerose che marciavano fiere e ragazzi che urlavano, cantavano e coinvolgevano chi gli stava attorno. I cartelli che portavano sembravano opere d'arte e comunicavano tutti lo stesso messaggio: non sprecate le nostre risorse, non rovinate il nostro futuro, non privateci del mondo in cui avete vissuto voi.
A farmi ritrovare la speranza è stato il cartellone di un ragazzo che diceva "We are all connected to each other". In quel momento mi sono ricordata perché ero lì: volevo essere connessa agli altri, trovare qualcuno che condividesse i miei stessi valori e che combattesse insieme a me. Pensavo non ci fosse nessuno, ma osservando meglio, le gente che cercavo era tutta lì.
La marcia di oggi non è stata nulla di ciò che mi aspettavo. È innegabile che c'era tanta gente che non aveva un vero motivo per essere lì e la cosa mi ha innervosita. Allo stesso tempo però, ho trovato un'atmosfera meravigliosa di unione e collettività che mi ha fatto ritrovare fiducia nella mia generazione.
È ovvio che solo andando a manifestazioni non si risolve niente. Ognuno nel suo piccolo deve fare quello che può: utilizzare attentamente la plastica, fare attenzione alla raccolta differenziata o utilizzare più spesso i mezzi pubblici rispetto alla macchina basta se ognuno di noi cerca di impegnarsi.
Chi c'era oggi, o meglio, chi oggi è andato al Global Strike con una motivazione vera e con una consapevolezza sincera di ciò che sta accadendo voleva muoversi, farsi vedere e condividere lo stesso ideale con altre persone. Non credo che una persona a cui interessa davvero fare la differenza debba per forza andare a marciare, la propria voce si può far sentire anche con dei piccoli gesti. Però non credo nemmeno che tutti quelli che oggi hanno saltato scuola per andare a manifestare debbano essere catalogati come superficiali: è comunque un modo per prendere coscienza della situazione.
Tornando a casa stavo ripensando alla prima volta che ho sentito parlare di Greta Thunberg. Era circa un anno fa e mio padre mi aveva fatto vedere il video di uno dei suoi discorsi. Ricordo di essere stata profondamente colpita dalla forza delle parole di questa ragazza che erano riuscite a far tacere un'intera aula di politici. Soprattutto, ciò che mi era molto piaciuto era il fatto di avere finalmente un modello della mia generazione. Questa ragazza di sedici anni che sta facendo la storia.
Oramai la stanno attaccando tutti, dicendo che è troppo polemica, estremista e drammatica. Io dico invece che una persona del genere ci voleva. Greta è lo schiaffo in faccia a chi dice che il mondo non si può cambiare, che siamo troppo giovani per pretendere di capire come funzionano certe cose. In pochissimo tempo è diventata la direttrice di un immenso coro di giovani voci che hanno cominciato a comprendere la minaccia che sta per arrivare e che vogliono prendere consapevolezza di ciò che devono fare. Può essere eccessiva, antipatica (chi ha detto che dovrebbe essere simpatica?), strumentalizzata o no, ma poco importa: Greta sta creando una conversazione e sta facendo in modo che i politici facciano davvero qualcosa per salvare l'ambiente.
Per questo dovremmo solo ringraziarla.
Foto di Markus Spiske su Unsplash |
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