Classici: Lolita, Vladimir Nabokov
Ciao a tutti! Non sono scomparsa e non mi sono disintegrata nel nulla. Ho solo avuto tante, tantissime cose da fare. In realtà non manco da tanto, circa 15 giorni, però è successo di tutto: ho avuto una verifica di latino, una di inglese, due di francese, una di geometria e due interrogazioni di spagnolo più una verifica. Inoltre è uscito il nuovo film con Emma Stone e la seconda stagione di "Stranger Things" e entrambe le cose mi hanno occupato molto tempo.
Ma eccomi qui, c'è l'ho fatta a tornare. Oggi vorrei parlarvi di un altro classico, questa volta appartenente alla letteratura russa. Si tratta di "Lolita" di Vladimir Nabokov.
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Ma eccomi qui, c'è l'ho fatta a tornare. Oggi vorrei parlarvi di un altro classico, questa volta appartenente alla letteratura russa. Si tratta di "Lolita" di Vladimir Nabokov.
“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia”: è questo il famoso incipit della confessione scritta in carcere da Humbert Humbert, ex professore di mezza età accusato di omicidio. In cerca di una stanza in affitto, H.H. si imbatte in Dolores Haze, detta Lolita, una dodicenne ribelle e attraente, che si distingue per il suo forte carattere e di cui si innamorerà. Tra i due si crea prima una fortissima complicità che infine sfocerà un un rapporto malato.
Recensione
"Lolita" è un romanzo molto controverso, di cui è difficile parlare. Non è un libro che si legge con facilità, bisogna metterci tempo ed impegno, ma comunque a mio parere può piacere a persone di qualsiasi età. Come faccio con ogni classico, ecco quattro motivi per cui questa storia potrà appassionare i miei coetanei.
Innanzitutto lo stile narrativo è particolare, ma comunque abbastanza semplice.
Stiamo parlando di un libro datato, ma nonostante ciò "Lolita" è scritto con un linguaggio molto innovativo e originale. Non si può catalogare lo stile di Nabokov, perché è tutto suo. Utilizza sinonimi, verbi e immagini retoriche tutte sue, antiquate ma allo stesso tempo molto attuali.
Inoltre, lo scrittore la fa passare per una vicenda realmente accaduta. La prefazione è scritta sotto il nome fittizio di John Ray, proprio con l'intento di rendere il romanzo il più verosimile possibile (solo a me ricorda un po' Manzoni con il suo manoscritto all'inizio dei Promessi Sposi?).
A rendere il tutto più insolito è la voce narrante, il professor Humbert, nonché protagonista della storia.
Piccola parentesi: io preferisco le storie in cui è un personaggio a raccontare a quelle in cui c'è un narratore esterno. Sarà questo che mi ha particolarmente condizionata. Inoltre Humbert parla in modo molto familiare e semplice, a me sembrava di averlo accanto e di conoscerlo alla perfezione. Nabokov c'è lo presenta come un uomo molto colto, per questo motivo notiamo anche un linguaggio molto ricercato.
In realtà ciò che ho preferito di lui sono le sue contraddizioni. Per esempio, nonostante "Lolita" sia una storia molto forte, Humbert non parla mai esplicitamente di sesso. Ammette spesso che il suo rapporto con la ragazza è malato, ma subito dopo comincia a parlare di vero amore. Questa caratteristica da molto spessore al personaggio e dimostra la bravura dell'autore.
In seguito arriviamo alla vera peculiarità del romanzo: il punto di vista.
Magari per noi è difficile da pensare, ma proviamo catapultarci nel 1955, anno dell'uscita di "Lolita" a Parigi. Non sono una storica, però so anch'io che al tempo il romanzo ha suscitato molto scalpore. Anche ora se sentiamo la storia di un maniaco che rapisce una bambina ci indigniamo e rimaniamo scioccati. Secondo me però quello che ha fatto arrabbiare così tanto non è stata la trama. Insomma, non viene descritto niente di scabroso o scandaloso. È stato il fatto che non ci viene presentato il punto di vista della vittima, ma del persecutore. Sarebbe stato normale entrare nella testa di Lolita, cercare di capire il suo dolore e la frustrazione e renderla un'eroina, ma invece il protagonista è il malvagio di qualsiasi storia normale. Tra l'altro, chiunque abbia letto il libro può ammettere che è impossibile non prendere Humbert in simpatia, nonostante sia fondamentalmente un mostro.
Infine vorrei parlarvi del personaggio più misterioso, di cui sappiamo sempre meno ma che ci interessa più di tutti: Dolores Haze, o meglio, Lolita.
Abbiamo già parlato di come il carattere della ragazza venga completamente eclissato dalla stravaganza di Humbert. Credo che bisogni comunque dedicarle qualche parola.
Se pensate di trovare una ragazzina dolce, innocente e timida vi sbagliate. Lolita è frizzante, seducente e irriverente. Non ho mai pensato però che fosse così superficiale: mi piace credere che Nabokov abbia voluto tenere nascosta una parte più profonda di lei per circondarla con un alone di mistero. Il protagonista, nonostante il suo folle amore, la descrive spesso come una ragazza superficiale e frivola, ma per me c'è molto di più. Sarà che io amo i personaggi un po' enigmatici e strani, ma Lolita mi ha particolarmente affascinata. Credo che i due protagonisti formino una accoppiata immaginaria pazzesca.
Ho provato a spiegare il romanzo nel miglior modo possibile, nonostante sia molto difficile. È strano, folle e divertente, ma nello stesso tempo riflessivo e drammatico. Lo scrittore ha creato un genere tutto suo, perché contiene un mix di elementi che non appartiene ad alcun libro.
Frase preferita:
Penso agli uri e agli angeli, al segreto dei pigmenti duraturi, ai sonetti profetici, al rifugio dell'arte. E questa è la sola immortalità che tu e io possiamo condividere, mia Lolita.
Curiosità
Nel 2004 fu scritto un articolo sul New York Times in cui si parlava di un racconto scritto nel 1918 da Heinz von Lichberg. Questa breva storia (appena 18 pagine) parlava dell'ossessione di un uomo per una bambina. Il titolo del romanzo e il nome della ragazzina era proprio "Lolita". Per leggere l'articolo cliccate qui.
Grazie per avermi seguita anche oggi e alla prossima recensione!
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