Serie tv: The Handmaid's Tale, Stagione 2

Ciao a tutti! Oggi ho deciso di parlare di un'altra serie che mi è piaciuta da matti. Del romanzo da cui è tratta ve ne avevo già parlato, così come della prima stagione. Finalmente ho finito anche la seconda e l'ho trovata semplicemente incredibile: si tratta di "The Handmaid's tale", tratta dall'omonimo libro di Margret Atwood.
Titolo originale: The Handmaid's Tale
Anno: 2018
Ideatore: Bruce Miller
Cast: Elisabeth Moss, Joseph Fiennes, Yvonne Strahovsy, Alexis Bledel, Ann Dowd

ATTENZIONE: sono presenti spoiler sulla prima stagione

Per il trailer cliccate qui

In un futuro distopico in cui gli Stati Uniti non esistono più ed al suo posto esiste il regime totalitario di Gilead, guidato da estremisti religiosi, la giovane DiFred  è un'ancella, ovvero una delle poche donne rimaste ad essere fertili e capaci quindi di dare un futuro alla specie umana.
DiFred, ed in generale le Ancelle vivono al servizio dei loro padroni, con cui sono costrette ad accoppiarsi solo la stretta osservazione delle loro moglie. Una volta rimaste incinte, le ancelle danno alla luce il figlio, che viene tolto loro ed affidato alla coppia.


Recensione
Dopo un anno di attesa, il 25 aprile la piattaforma streaming Hulu (in Italia TimVision) ha finalmente rilasciato la seconda stagione di "The Handmaid's Tale", una delle serie più seguite e apprezzate del 2017: basta pensare che vanta 8 Emmy Awards e 2 Golden Globe.
Mi sembra inutile dire che le aspettative erano altissime: le mie, personalmente, sono state più che soddisfatte.

Facciamo un passo indietro per capire dove eravamo rimasti: l'ultima puntata della prima stagione si chiude esattamente come il libro, con Difred che, incinta, viene caricata su un camion, senza sapere se è stata prelevata dalla polizia a causa della recente ribellione oppure dal Mayday, l'associazione che aiuta le ancelle a scappare. 
Noi spettatori perciò siamo rimasti con una fortissima suspense, che caratterizza tutta la prima stagione. Anche la seconda è fatta così, piena di colpi di scena improvvisi: lascia continuamente col fiato sospeso. È una delle caratteristiche che ho apprezzato di più. 
Il ritmo incalzante della serie non solo è intrecciato con i flashback già comuni della prima stagione, ma anche con altre trame parallele che completano la storia principale. Infatti, per la prima volta ci vengono presentate le colonie, il luogo che i lettori del libro conoscono già ma che nella serie non erano mai apparse. Inoltre, si scoprirà che fine hanno fatto Moira, Luke e la piccola Hannah, la figlia di June.
Insomma, non temete: alcune delle curiosità che ci tormentavano sono state soddisfatte.



Ho veramente apprezzato il fatto che nella seconda stagione si è potuto assistere ad una forte crescita dei personaggi: finalmente le caratteristiche di ognuno sono state ben definite. 
Vorrei parlarvi a grandi linee di tutti i personaggi principali, ma per adesso mi soffermerò sui tre che ho preferito, anche grazie all'immensa bravura delle attrici che li hanno interpretati.

Prima di tutto come non menzionare la vera protagonista, ovvero June. La timorosa Difred lascia spazio a questa giovane donna, coraggiosa e ribelle, pronta a tutto per ottenere la sua libertà: June è finalmente diventata la perfetta eroina femminile. Forse questa crescita del personaggio è dovuta molto al contesto in cui è uscita la serie: non bisogna dimenticare che il 2017 è stato segnato dal movimento MeToo, contro le violenze sessuali.  Elisabeth Moss a mio parere è stata più che perfetta in questo ruolo così delicato.
La scoperta di questa stagione è stata senza ombra di dubbio Serena Waterford, la moglie della famiglia in cui si trova Difred. Mentre nella prima parte della serie sembrava solo una donna senza cuore, adesso troviamo una persona tormentata dal desiderio di essere madre a qualunque costo, ma che allo stesso tempo capisce che nella società che ha contribuito a creare c'è qualcosa che non va. Yvonne Strahovsy, l'attrice che la interpreta, è stata bravissima a mostrare le insicurezze e la tristezza di questa donna.
Per ultima, ma non meno importante, c'è un personaggio che non avrei mai ripensato di rivedere: Emily, in precedenza Diglen, l'ancella amica di Difred. Già in precedenza si era dimostrata una donna dal forte carattere, un personaggio incredibile: in questa stagione il suo ruolo (che non vi rivelerò) è ancora più importante e la sua personalità anarchica ha modo di spiccare ancora di più. Ad interpretarla c'è Alexis Bledel, a mio parere semplicemente divina. 
In realtà tutti i protagonisti sono stati una grande sorpresa, da Moira con il suo passato, il comandante Waterford che si è rivelato il vero cattivo della storia, il dolce Nick e la giovane Eden, un nuovo e bellissimo personaggio su cui non vi rivelo nulla. 

Il cast

"The Handmaid's Tale" è diventata estremamente famosa grazie alle tematiche trattate. Già il libro aveva fatto discutere: basta pensare che il giorno dopo l'elezione di Donald Trump le vendite sono raddoppiate. La storia ideata da Margaret Atwood ha dato a tutti modo di pensare.
La stagione si sofferma anche sulla struttura della società di Gilead, arricchendola con molti più dettagli del libro. Fa ancora più paura la crudeltà con cui questo stato distopico è stato creato, ma allo stesso tempo fa pensare il fatto che ci sia qualche lontana somiglianza con il presente. Sono opinioni personali, ma nella serie ho visto donne considerate come oggetti e uomini protestare con il diritto all'aborto, cose che purtroppo osservo tutti i giorni. Ripeto, questo comunque è il mio parere, ma è innegabile che "The Handmaid's Tale" dia da pensare. 




Come già dicevo prima, la seconda stagione, sicuramente più della prima, trasmette tantissimo gli ideali femministi: bisogna aspettarselo da una serie che parla di donne sfruttate per la riproduzione. Ovviamente a me è piaciuto tantissimo ed è un punto in aggiunta alla storia, ma comunque non credo che la serie sia da definirsi "solo femminista". L'obbiettivo di "The Handmaid's Tale" è invitare la gente a ribellarsi e ad alzare la voce quando qualcosa non va o quando non c'è giustizia per tutti, a cercare la propria libertà senza bisogno dell'aiuto di nessuno. A volte è scocciante, sentirsi sempre dire ciò che non va, ma è l'unico modo per poter cambiare le cose: questo è il miglior messaggio che la serie trasmette. 




Curiosità
Dopo il successo della serie, nel mondo il tipico costume delle ancelle è stato utilizzato per diverse proteste, come quando Donald Trump  ha visitato il Regno Unito oppure per la visita del vice presidente statunitense Mike Pense a Philadelphia. 
La più importante forse è stata la protesta svoltasi in Irlanda prima del referendum di fine maggio con il quale è stato legalizzato l'aborto: nei giorni precedenti tantissime donne sono scese in piazza nei vestiti delle ancelle a favore di questa legge. 



Grazie per avermi seguita anche oggi e alla prossima recensione.

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